14 Dicembre 2001
 
 
  HOME PRIMA PAGINA
Occupazione e sgombero
Catania, la polizia irrompe nel liceo Boggio Lera: 50 denunce
PATRIZIA ABBATE - CATANIA

"Venite, venite. Stanno sfondando il portone!", dice qualcuno concitato al telefono. Venti minuti dopo il portone del liceo scientifico Boggio Lera è ben aperto, ma l'accesso è sbarrato dai poliziotti: "Qui non si entra". Fuori c'è un gruppetto di ragazzi, ciascuno con un foglietto bianco in mano. Lo mostrano al cronista: è una denuncia. Dentro l'istituto ci sono ancora molti dei loro compagni, alcuni aspettano i genitori perché non hanno con sé i documenti di identità.
L'intervento della Digos e la cinquantina di "notifiche" ad altrettanti ragazzi (per lo più minorenni, alcuni appena quattordicenni) mette fine alla prima occupazione a Catania, una delle poche che si ricordano in città negli ultimi dieci anni, se si esclude un "tentativo" nel '97, finito anch'esso con lo sgombero e le denunce, con le stesse accuse: occupazione abusiva di edificio e interruzione di servizio pubblico. Un intervento "sollecitato dal magistrato, noi non c'entriamo", tiene a dire il dirigente della Digos etnea, seguito dal preside che arriva trafelato e si rammarica dell'accoglienza a suon di fischi. "Io ho solo comunicato l'occupazione nel momento in cui è scattata, com'era mio dovere. Ma non è vero che ho sollecitato lo sgombero...", dice, ma quasi nessuno gli crede. Anche se il magistrato, Enzo Serpotta, è notissimo per altri ordini di sgombero: quelli, ripetuti, contro il centro sociale "Auro". E in genere, è vero, ha bisogno di poche sollecitazioni per agire. Intanto, mentre defluiscono gli occupanti e la folla di giovani cresce sul marciapiedi, un poliziotto imperterrito continua a riprendere tutto con una piccola telecamera, supportato da un collega che invece usa solo macchina fotografica e flash. "Cosa ve ne fate di queste riprese? Perché continuate?", azzarda qualcuno. "Voi fate il vostro lavoro, noi facciamo il nostro. Sennò poi finisce come a Genova, che ognuno può dire che abbiamo fatto chissacchè...". Sarebbe una sorta di "autotutela", insomma, per la polizia. I ragazzi non la pensano così; urlano, sbeffeggiano gli agenti e qualcuno tira fuori una macchinetta e comincia a fotografare chi fotografa; quasi un gioco, se non fosse tutto maledettamente serio.
"Ti devo raccontare com'è andata: noi non volevamo aprire, abbiamo cercato di resistere ma loro hanno usato i bastoni, hanno sfondato e fatto un macello: guarda quei banchi per terra nell'atrio...". Eva è tra le più arrabbiate, e spicca al buio con la grande fascia verde smeraldo tra i capelli color carota. "Devi scriverlo che sono arrivati come una furia...". Però non hanno fatto nulla, questo si deve aggiungere: i ragazzi si sono "arresi" subito; troppo fresco - spiegano - il ricordo di Genova e della Diaz. Avevano tentato in tutti i modi di difendere la "loro occupazione": nei giorni scorsi entrare al Boggio Lera per un estraneo era praticamente impossibile, con un servizio d'ordine ridigissimo all'ingresso. E tutti compatti: tra i denunciati ci sono anche aderenti ad Azione Giovani, perché "questa protesta è al di sopra delle parti: qui si parla di scuola pubblica a repentaglio...", spiegano. Raccontando di come il primo tentativo di sgombero sia giunto già la prima sera d'occupazione, venerdì, "i poliziotti li avevano chiamati i vicini: si erano spaventati perché avevamo la kefiah e pensavano fossimo terroristi islamici...", dice Simone e gli scappa da ridere. A Catania la protesta contro la riforma Moratti sta dilagando comunque, anche se in forme più soft: molti istituti hanno scelto la strada dell'autogestione, i sit-in e le assemblee si moltiplicano. Lo stesso sta succedendo in provincia. E al "Gulli Pennisi" di Acireale spetta il primato della repressione: l'occupazione è durata solo undici ore.

PRECEDENTE INIZIO SUCCESSIVO HOME INDICE